Maschere di Carnevale a Venezia: una lunga tradizione
Maschere di Carnevale a Venezia: una storia secolare
Le maschere di Carnevale a Venezia fanno parte di un gioco misterioso, carico di enigmi e seduzione: il Carnevale. Tuttavia pochi sanno che la storia della maschera veneziana è lunga e secolare.
Dalla notte dei tempi le maschere, dall’arabo “mascharà” ovvero satira, sono uno degli strumenti indispensabili degli attori. Originariamente la maschera era costituita da una faccia cava dalle sembianze mostruose, che veniva indossata per allontanare gli spiriti maligni durante le cerimonie religiose.
A Carnevale, invece, la maschera veneziana permette di nascondere le fattezze umane e lasciarsi andare al gioco, allo scherzo e allo scambio di identità per vivere la festa in modo libero e, perché no, trasgressivo.
Venezia: una luga tradizione di maschere di Carnevale
Tra calli e canali, il saluto tipico dei veneziani era ed è ancora “buongiorno Siora Maschera” e mascherarsi permette di nascondere sesso e classe sociale. Indossare una maschera di carnevale come quelle realizzate da Venezia Maschere significa accedere a un mondo unico, in cui tutto diventa possibile e che non smette mai di stupire.
Nella cultura veneziana con “maschera” si intende l’attività di “mettersi barba e baffi finti”, ma ben presto la maschera diventa il simbolo della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Serenissima a Venezia.
Appare chiaro, quindi, come la storia della maschera sia lunga e in particolare si comincia a parlare di maschere di Carnevale veneziane nel 1286 in una legge sull’uso improprio della maschera. Dal 1436, invece, gli artigiani che fabbricavano maschere si chiamavano maschereri e avevano un proprio statuto, aiutati dai targheri, che dipingevano lo stucco con dovizia di particolari e fisionomia ridicola.
La produzione di maschere veneziane per il Carnevale di Venezia si intensifica, tuttavia, nel 1773 quando a Venezia si potevano contare ben 12 botteghe di maschere e questo oggetto cominciava a diffondersi in ambito europeo.
Maschera veneziana: una tradizione che va oltre il Carnevale
Principalmente le maschere erano fatte di cartapesta ed erano decorate con gemme, tessuti e nastri. Non solo: la maschera non veniva usata solo a Carnevale, ma in molte altre occasioni durante l’anno.
Il giorno di Santo Stefano indicava l’inizio del Carnevale veneziano, che si concludeva alla mezzanotte del Martedì Grasso, ma era permessa anche durante i quindici giorni dell’Ascensione e fino alla metà di giugno. Bauta e Tabarro, invece, erano consentiti durante tutte le manifestazioni importanti, come i banchetti ufficiali o le feste della Repubblica. Vediamo cosa sono.
Cos’è la bauta?
La bauta è formata da un velo nero chiamato Tabarro, un tricorno nero e una maschera bianca ed era usata da uomini e donne in diverse occasioni, in particolare era obbligatoria per le donne sposate che si recavano a teatro.
Cos’è il Tabarro?
Oltre alla Bauta, durante il Carnevale si indossava anche il Tabarro, un lungo mantello nero che copriva metà persona e composto da una mantellina di panno o seta raddoppiata sopra le spalle. Bianco, turchino o scarlatto per le occasioni di gala era decorato con fronzoli, fiocco alla militare e frange.
Cos’è la Moretta?
Una delle maschere più usate a Venezia era la Moretta, ovale in velluto nero e usata dalle donne. Si dice che sia stata inventata in Francia per fare visita alle monache, ma ben presto si è diffusa nella Serenissima per la sua capacità di abbellire i lineamenti femminili.
Tra tutte le maschere di Carnevale, questa era quella maggiormente decorata con veli, velette e cappellini e si indossava tenendola in bocca con un perno. Per il fatto di essere una maschera muta era particolarmente gradita agli uomini.
Il Carnevale veneziano e le sue leggi
Bauta e Moretta venivano usate nella tradizione carnevalesca veneziana per mantenere l’anonimato mentre ci si concedevano trasgressioni e giochi proibiti e anche preti e monaci approfittavano delle maschere per compiere fughe amorose.
Proprio per frenare il decadimento morale, la Serenissima disciplinò l’uso delle maschere e dei travestimenti, con decreti che dal 1300 volevano frenare il libertinaggio e l’uso esagerato delle maschere. Vietati, in particolare schiamazzi, armi e indossare le maschere nei luoghi di culto, così come era vietata la maschera alle prostitute.
Tra i divieti ricordiamo anche quello di ballare in pubblico fuori dai giorni del Carnevale e mascherarsi con abiti religiosi, mentre dal 1703 fu proibito l’uso delle maschere nei Ridotti, ovvero le case da gioco veneziane.
Allo stesso tempo, tuttavia, dal 1776 era proibito alle donne recarsi al teatro senza una maschera. La storia e la diffusione delle maschere di Carnevale subisce una battuta di arresto con il Governo Austriaco, che ne limita l’uso alle feste private e riservate.
Proprio durante la dominazione austriaca il Carnevale subisce un periodo di decadenza e solo nel secondo governo austriaco fu di nuovo possibile indossare la maschera durante il Carnevale.
Tuttavia, ancora ai giorni nostri, rimane la goliardia e il colore delle maschere storiche veneziane, che rendono Venezia la capitale per eccellenza del Carnevale. Per la sua eleganza, allegria e passione e per i colori che invadono calli, piazze e campielli possiamo senza dubbio affermare che Venezia è il Carnevale e il Carnevale è Venezia.
Ecco perché, anno dopo anno, si rinnova la tradizione di produrre maschere di Carnevale dall’alto valore simbolico e morale, una tradizione di cui anche Venezia Maschere è indiscussa protagonista.